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Satanisti nel varesotto

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2005 16:10
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Vista la rilevanza che televisione e giornali stanno dando a qs eventi, riporto qui sotto alcuni articoli di giornali e/o simili che trattano la vicenda.

Commentiamo e discutiamo...

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"Da Satana a Re Artù Viaggio nei luoghi «oscuri» della provincia di Varese". C'è un rapporto fra città diffusa e timore della natura? Da il Manifesto del 12 gugno 2004 (fb)

VARESE -Cunicoli, bunker. Nei boschi bucano per chilometri le Prealpi che dominano i sette laghi della provincia di Varese. Sono le fortificazioni militari della linea Cadorna, fatta costruire dal generale della prima guerra mondiale per timore che gli imperi centrali invadessero l'Italia passando dalla Svizzera. Monte Orsa, sopra Besano. Notte di luna piena che fa capolino tra i rami scuri dei pini, a nord le Alpi sempre innevate, a valle lo sguardo si perde verso la pianura padana illuminata dai lampioni dell'enorme città sparpagliata, sono mille paesini che senza soluzione di continuità arrivano fino a Milano. Un fuoco acceso, dove c'erano i cannoni o dentro una casamatta, proietta le ombre sui muri segnati negli anni da scritte e figure. Fuori il verso dei gufi, dentro l'eco delle voci rimbomba con il sibilare dei pipistrelli, animaletti che a Varese sono oggetto di ricerche universitarie.
Ecco un posto ideale per giocare alla messa nera. E' solo uno dei tanti luoghi che costellano il varesotto, tra cattedrali deserte di archeologia industriale, ville liberty abbandonate, chiesette sconsacrate. La natura incontaminata si mischia con territori devastati per oltre un secolo dai primi insediamenti industriali d'Italia, basta perdersi per una strada sterrata per evadere come per incanto da una delle aree più densamente abitate del mondo e ritrovare luoghi che sembrano abbandonati da dio e dagli uomini.
E invece non è così. Tutti li conoscono da queste parti, magari solo per farci una passeggiata la domenica o andare a funghi e funghetti. Per i ragazzi sono posti dove passare una serata senza spendere e senza troppe rotture. Lavoro ce n'è ma occasioni per divertirsi pochissime. Iniziative culturali, zero. E allora si va per boschi. E' questo lo scenario in cui da una ventina d'anni è cresciuto quel gusto per fantasy e revival medievaleggiante, cavalieri e folletti celtici. Si riconosce nei testi delle canzoni epic metal o progressive rock apolitico e ribelle, ma riaffiora anche in certe iconografie leghiste e in associazioni fascistoidi; mischiando sacro e profano, cattolicesimo da crociata e paganesimo, voglia di evadere dall'aridità e dalla noia della religione del profitto verso un misticismo naturalista di ispirazione nordeuropea. Alberto da Giussano e Riccardo Cuor di Leone, Merlino e Morgana ma anche Belzebù, Odino e Wotan.
Il cosiddetto satanismo varesotto di cui tanto si parla dopo gli omicidi di Somma Lombardo è solo un riferimento maldestro a questo variegato mondo. E' stupido non distinguere alcuni terribili fatti di cronaca da suggestioni che sono diffuse tra migliaia di persone che, naturalmente, nulla hanno a che fare con quei delitti. Si vaneggia di pratiche occulte quando spesso si tratta di passioni adolescenziali molto poco meditate, grezze, fascinazioni che passano con l'età. Anche chi vuole rimanere fedele alla sua vena «magica», col tempo cambia. Quando aveva venti anni, Monica faceva la panettiera a Tradate e ascoltava death metal: adesso è buddista e sta in Thailandia. Simona accendeva candele nere, ora è intrippata con l'India.
Solo più in profondità, e in età più matura, gli sviluppi coltivati nell'humus paraceltico da baraccone prendono identità specifiche; e allora, se chiedi ai diretti interessati, tra satanismo, paganesimo celtico e ultracattolicesimo c'è un abisso. La maggior parte però «rientra». Jack era un «metallozzo puro», adesso fa il ragioniere. «Quando avevo 15 anni preferivo andare in un bosco che in discoteca, ogni due o tre anni sparano cazzate su satanismo e musica del diavolo, non se ne può più. Metal e satanismo non sono affatto sinonimi così come è assurdo pensare che satanisto lo sia di assassino. Invasati ne ho conosciuti, metallari e non. C'era chi si faceva le foto nei boschi con asce e facce pitturate di bianco, qualcuno si tatuava stelle a cinque punte ma più che messe nere erano messe in scena. La storia che nei boschi di Somma Lombardo si facevano riti la sento da quando ero piccolo, dicevano di aver visto un corvo crocefisso e che arrivavano macchinoni con targhe di fuori, c'era anche chi diceva che si facevano messe nere in una ex scuola di agraria».
Ognuno ha la sua leggenda metropolitana. Alcune sono panzane, altre hanno un fondo di verità. Orgie in alcune grotte nelle montagne moreniche della Valganna, buchi poco profondi in una valle stretta e fredda alle porte di Varese. Chiesette sconsacrate nella vicina Val Ceresio, per non parlare dei «riti» che si consumerebbero in uno dei luoghi cult di tutta la provincia: l'ex-cartiera. Un enorme e inquietante stabilimento di inizio secolo abbandonato sulle rive dell'Olona, stanzoni giganteschi, vecchi macchinari, tubazioni e antri bui. Si favoleggia di messe nere anche nei bunker della Siai Marchetti, la prima industria aeronautica d'Italia, vicino a Sesto Calende, a pochi chilometri da Somma Lombardo. E poi ci sono i cimiteri, come quello del santuario di santa Maria delle Ghiande, a Mezzana, frazione di Somma, proprio dove il 28 maggio scorso sono stati ritrovati i corpi di Chiara Marini e Fabio Tollis, i due giovani uccisi da quattro «satanisti».
L'elemento «satanico» scatena i media ma per il paese è un aspetto secondario. Il signor Augusto ha un canile. Lo hanno chiamato i carabinieri per prendersi cura del cane di uno degli accusati, dopo che il 23 gennaio il padrone è stato arrestato per l'omicidio dell'ex fidanzata Mariangela Pezzotta. Lei era di Somma: quello in paese è l'omicidio importante, il ritrovamento nel boschetto degli altri due ragazzi milanesi, ai suoi occhi è meno rilevante. Il signor Augusto dà una chiave di lettura più terra terra: «Erano i balordi del paese, li conoscevamo. La ragazza l'hanno ammazzata per questioni di gelosia, gli altri due per faccende di soldi e droga».
Non la pensa molto diversamente, Luca, uno dei ragazzi del Riff Raff di Gallarate, il più famoso negozio di dischi metal di tutta la provincia. «Quello che hanno arrestato a Somma anni fa si vedeva al Nautilus (l'unica vera discoteca dove è cresciuta mezza provincia, ndr) - ricorda Luca - era uno sfigato che stava sempre da solo, incasinato con droghe varie». Luca sembra un vichingo, alto, barba e capelli biondi e lunghi, borchie, pantaloni e maglietta nera con scritte gotiche. Mite e un po' timido, sta chattando con amici tedeschi, alle spalle i poster degli Iron Maiden, davanti un teschio a forma di posacenere (gadget) e un libro di William Scott. E' addolorato. «Mi stanno scrivendo che è morto il mio mito Quorthon, l'inventore del black metal». E' il leader del gruppo svedese Bathory (dal nome di una principessa assassina ungherese). Quorthon nei suoi testi non parla, non parlava, di Satana, perché Lucifero fa parte della terminologia cristiana, meglio allora riprendere l'epica scandinava degli dei del nord, rileggendo Wagner. «A me piacciono i vichinghi, ma non vado certo in giro con le corna e la spada», dice Luca. Poi aggiunge: «Migliaia di ragazzi ascoltano la nostra musica, se il metal o qualunque tipo di musica c'entrasse con quei delitti allora ci sarebbe un'ecatombe al giorno. Se il criterio per individuare un assassino fosse quello di sottolinearne l'ambiente di provenienza, allora tutte le categorie potrebbero essere bollate come assassine».
Sulla porta c'è il manifesto dell' Iron Fest, carrellata di gruppi metal che tra pochi giorni va in scena a Tradate, con «star» americane. Entra Matteo, bassista metal: «Sai il ragazzo che si è impiccato? Dicono che è stato un suicidio indotto, ma vai a sapere perché uno si ammazza...». Matteo lo ha visto. Era sull'ambulanza che ha portato via il cadavere. Faceva il volontario in croce rossa dopo un anno di servizio civile.

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ACNews
ACNews 004-2004 — Omicidi satanici e professionisti dell’anti-satanismo



Roma, 11 giugno 2004. Nell’ambito delle indagini — a Somma Lombardo, in provincia di Varese — per l’omicidio della ventisettenne Mariangela Pezzotta, avvenuto il 24 gennaio 2004, e sulla scorta di ammissioni da parte di alcuni indagati, il 28 maggio 2004 vengono trovati i cadaveri di Fabio Tollis, di sedici anni, e di Chiara Marino, di diciannove anni, scomparsi sei anni fa e che sarebbero stati uccisi nella notte del 17 gennaio 1998. Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, sempre in provincia di Varese, Antonio Pizzi, e che hanno sin qui condotto all’arresto di cinque giovani fra i venti e i trent’anni, fanno emergere con consistenza la tesi che i delitti siano maturati nell’ambito di episodi a sfondo satanico, in relazione a un microgruppo del cosiddetto "satanismo acido giovanile", che si sarebbe autodenominato Bestie di Satana. L’amplificazione mediatica collegata ai fatti ha indotto i media a occuparsi massicciamente di questi episodi di cronaca, sui quali il CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, ha ritenuto di emettere il seguente comunicato, datato 10 giugno 2004.



Omicidi satanici e professionisti dell’anti-satanismo
Comunicato del CESNUR



I crimini di cui si è reso responsabile nel Varesotto un gruppo di balordi autodenominatosi "Bestie di Satana" suscitano comprensibilmente stupore e indignazione, oltre alla doverosa pietà per le povere vittime. Offrono però anche occasione a professionisti dell’antisatanismo per diffondere notizie allarmistiche, che talora rischiano di generare un panico morale quasi altrettanto pericoloso dei mali che pretende di denunciare. Il CESNUR, attivo da oltre quindici anni nella ricerca in materia di satanismo e di antisatanismo, temi su cui ha collaborato con organi di polizia di numerosi paesi, sente il dovere di proporre al pubblico, alle autorità e ai mezzi di comunicazione alcune semplici precisazioni.

1. In ogni campo, e tanto più in questo, vale il principio secondo cui l’onere di provare un fatto contestato incombe su chi lo afferma. Se qualcuno sostiene che in Italia esistono cinquecentomila satanisti, che in una certa città italiana vi sono una dozzina di sette sataniche, che migliaia di persone ogni anno sono uccise dai satanisti, deve dare la prova piena, puntuale e rigorosa delle sue affermazioni. Non può rovesciare l’onere della prova e chiedere a chi rimane scettico di provare che queste affermazioni non sono vere.

2. Il peso delle prove dev’essere proporzionato alla gravità delle accuse. Lettere e telefonate di persone che chiedono di rimanere anonime, confessioni — anche a sacerdoti rispettati e rispettabili — di chi si presenta come ex satanista ma dichiara di volere mantenere l’anonimato, documenti o fotocopie di dubbia provenienza, vanterie degli stessi satanisti non sono in nessun modo prove valide di fatti che, se veri, sarebbero gravissimi. Il CESNUR riceve regolarmente lettere e telefonate di mitomani o di provocatori che accusano gruppi e personalità della politica, dello spettacolo o della religione di essere satanisti o membri di sette pericolosissime, o che denunciano vasti complotti internazionali. Non ci siamo mai pentiti della buona abitudine di cestinare le segnalazioni anonime e d’ignorare quelle non suffragate da prove concrete, per quanto chi le propone — come del resto è tipico dei mitomani — sappia dare una falsa impressione di sincerità.

3. Il nostro esame della situazione italiana ci porta a concludere che esistono nel nostro paese meno di dieci movimenti satanisti organizzati con testi, dirigenti e riferimenti a una dottrina e a una tradizione, con meno di duecento membri complessivi. Naturalmente, non si devono confondere con il satanismo — definito come l’adorazione del personaggio chiamato nella Bibbia Satana o Demonio — realtà diverse quali lo spiritismo, la magia cerimoniale, la neo-stregoneria o il neo-paganesimo. Chi vuole contestare queste cifre non può limitarsi a elencare nomi di gruppi più o meno altisonanti o fantasiosi, ma deve fornire elementi che ne provino effettivamente l’esistenza nel mondo della realtà empirica, al di fuori delle voci, dei rumori e delle leggende urbane.

4. Da questo primo quadrante del satanismo italiano ne va distinto un secondo, composto da bande di balordi — in genere, ma non sempre, giovani —, quasi sempre in contatto con il mondo della droga, che, ricavando confusamente informazioni dalla stampa, da Internet e da una certa musica — di cui circolano in modo clandestino versioni, assai peggiori di quelle più note, dove s’inneggia non solo al Diavolo, ma alla violenza e allo stupro — si costruiscono un "satanismo fai da te". Questi gruppi non sono organizzati, non hanno pubblicazioni, sedi, gerarchie nazionali e in genere si rendono noti solo attraverso la commissione di reati di vario genere. Dal numero di reati identificati si può ipotizzare che qualche migliaio di persone — ma non decine né centinaia di migliaia — siano coinvolte in queste attività. I reati commessi sono in genere profanazioni di cimiteri e di chiese, sacrifici di animali. Anche se raramente, la voglia di trasgressione anticattolica che anima questi ambienti porta al furto e alla profanazione di ostie consacrate. Le esperienze straniere — soprattutto quella americana, da anni studiata e monitorata dall’FBI, il Federal Bureau of Investigation, l’Ufficio Federale d’Investigazione, e da altre agenzie, con le quali il CESNUR ha avuto occasione di collaborare — mostrano che, su migliaia di giovani coinvolti, una percentuale minima ma non inesistente arriva a commettere reati gravissimi, omicidi plurimi compresi. Le autorità americane rilevano la presenza in media di una banda all’anno che arriva fino all’omicidio, talora, a omicidi che coinvolgono una pluralità di vittime anche ampia. Considerata la diffusione del fenomeno anche in Italia, era ed è purtroppo prevedibile che, prima o poi, anche da noi dai piccoli reati una fra le tante bande di balordi "satanici" passasse al reato gravissimo. Ma è anche prevedibile che questi reati rimangano statisticamente circoscritti.

5. L’unica relazione dei gruppi del secondo quadrante con quelli del primo è l’occasionale lettura da parte dei satanisti "fai da te" di pubblicazioni di satanisti "ufficiali". In oltre trent’anni di satanismo moderno, in nessun paese del mondo sono mai emersi contatti organizzati e sistematici fra i due ambienti. Il satanismo "fai da te" è per definizione disorganizzato, non è coordinabile, non obbedisce a "grandi vecchi" né a "terzi livelli", si autorecluta e non è reclutato dal satanismo "ufficiale".

6. Il mito della Torino satanica è nato nell’Ottocento per ragioni politiche collegate sia all’accoglienza da parte di governi anticlericali di forme religiose "alternative" e anticattoliche di ogni tipo, sia a una reazione cattolica che etichettava come "satanica" ogni forma di occultismo e di magismo. Non vi è nessun collegamento fra movimenti presenti a Torino nel XIX secolo e le "Chiese di Satana" nate nel capoluogo piemontese alla fine degli anni 1960 sulla scia di esperienze americane, e oggi ridotte a poche decine di membri. Oggi non vi sono più satanisti a Torino di quanti ve ne siano in altre grandi metropoli europee o americane. Non vi sono né vi sono mai stati "Papi di Satana" a Torino, anche se un defunto pittore lasciò correre qualche voce di questo genere sul proprio conto, principalmente allo scopo di promuovere i propri quadri. La cifra di quarantamila satanisti presenti a Torino deriva da un vecchio e ben riuscito scherzo, ormai pacificamente noto come tale, giocato molti anni fa dalla sempre attiva goliardia torinese a un quotidiano locale.

7. Se non si può escludere che i satanisti "fai da te" varesotti abbiano zii, parenti o compagni di merende in una qualunque altra città italiana, il riferimento a Torino in questo contesto è immediatamente sospetto, proprio a causa della diffusione nazionale di leggende urbane sulla Torino satanica. La storia e il modus operandi delle "tradizionali" Chiese di Satana torinesi induce comunque a ritenere del tutto inverosimile un qualunque loro collegamento con i balordi del Varesotto.

8. Per completezza si possono menzionare altri due quadranti del satanismo italiano. Un terzo è composto da pervertiti sessuali che, senza credere né a Dio né al Diavolo, si servono di pretesti e di mascherate "sataniche" per attirare giovani ingenui alle loro attività. Dopo tutto, se qualcuno si apposta fuori da un liceo e propone alle ragazzine di andare a casa sua dove saranno drogate e violentate è difficile che qualcuna lo segua. Se invece si presenta come "reverendo" di una qualche Chiesa satanista e propone un rito satanico, su centinaia di studentesse non è escluso che ne trovi una o due interessate, come è successo in fatti di cronaca di qualche anno fa. Ci sono anche pervertiti feticisti che entrano in contatto con criminali per ottenere ossa trafugate in cimiteri e, nei casi più gravi, parti del corpo di persone assassinate. La letteratura internazionale conferma che casi di questo genere sia esistono, sia sono molto rari. Talora i pervertiti sessuali del terzo quadrante cercano di entrare in contatto con le bande di balordi del secondo quadrante — ammesso che riescano a identificarle — perché lì trovano persone disposte a lasciarsi coinvolgere nelle loro attività. Ma questi pervertiti non vanno confusi con i satanisti organizzati del primo quadrante, che considerano il satanismo una vera e propria religione, né sono a loro volta in grado di "coordinare" o di organizzare le bande del secondo livello.

9. Il quarto quadrante, infine, si riferisce al folklore di ambienti della malavita organizzata che celebrano riti magici, talora con incantamenti o con filastrocche dove si menziona il Demonio, come scongiuri in funzione propiziatoria per il successo delle loro imprese criminali. In questi riti entra talora l’uso di parti del corpo di nemici uccisi, e di sangue. Episodi di questo genere si sono verificati soprattutto nell’ambiente della criminalità organizzata latino-americana, ma qualche sospetto è corso occasionalmente anche in Italia, senza che sia stato possibile giungere a conclusioni sicure.

10. Allo stato delle informazioni disponibili l’episodio del Varesotto è ascrivibile a una tipica banda di balordi del secondo quadrante, dove si sono mescolate in un cocktail perverso musica satanica del tipo più violento, devianza, emarginazione e droga. Sempre allo stato delle informazioni, l’episodio sembra circoscritto in tale secondo quadrante, senza collegamenti con fenomeni di altra natura.

11. Al di là delle responsabilità penali personali che saranno accertate dalla magistratura, la presenza di qualche migliaio di balordi del "satanismo fai da te" appartiene alla fenomenologia di un disagio giovanile, non necessariamente legato a problemi di povertà intesa in senso economico, che si manifesta di volta in volta nelle droghe, nell’estremismo politico, nel satanismo, nel lancio di sassi dei cavalcavia — un’attività iniziata negli Stati Uniti d’America da giovani che si dicevano anche satanisti — e, talora, in tutte queste cose insieme. Il satanismo classico e organizzato, che pure non ha contatti organizzativi con le bande dei balordi, non è immune dalle responsabilità ideologiche tipiche dei cattivi maestri. La musica che circola clandestinamente e che inneggia a bambini sventrati, giovani stuprati ed ebrei gasati — il nazi-satanismo è infatti un tema tipico di questo genere musicale — costituisce un fenomeno di tipo pericoloso e illegale, e la sua repressione, per quanto difficile, costituisce una misura di prevenzione legittima e auspicabile. Non si deve peraltro confondere questa musica clandestina con quella di personaggi controversi dei normali circuiti della musica apprezzata dei giovani che, per quanto discutibili, non possono essere messi sullo stesso piano, rischiando di fare di ogni erba un fascio e di suscitare negli stessi giovani reazioni di fastidio verso adulti facilmente accusati di "non capire la nostra musica". La musica di chi inneggia al crimine deve essere vietata; quella di altri che creano atmosfere dark o "gotiche" costituisce un problema culturale, da discutere con i nostri figli e da affrontare su un piano che non può essere di semplice repressione. Più in generale, la subcultura "satanica" fa parte di un più complesso problema di disagio e di crisi di valori che non può essere semplicemente affidato alla risposta penale ma coinvolge le istituzioni educative, culturali e religiose. Assumersi le proprie responsabilità risulterà meno difficile in un clima non inquinato da panici ingiustificati e da sopravvalutazioni quantitative e qualitative del satanismo, che rischiano fra l’altro di renderlo seducente agli occhi di quegli stessi giovani che si afferma di voler proteggere.



Torino, 10 giugno 2004

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TRATTO DA:
VARESENEWS, QUOTIDIANO ONLINE DELLA PROVINCIA DI VARESE
Busto Arsizio - Ricostruito nella seduta odierna dell'incidente probatorio il duplice assassinio di Chiara Marino e Fabio Tollis: ascoltati ben sette degli accusati
Bestie di Satana, un tuffo nell'orrore


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Mario Maccione, Nicola Sapone, Andrea Volpe, Pietro Guerrieri, Marco Zampollo, Eros Monterosso, Paolo Leoni. Sette come i vizi capitali gli accusati per i delitti delle Bestie di Satana ascoltati nella seduta odierna dell'incidente probatorio. Dopo una lunga giornata di deposizioni e controinterrogatori da parte degli avvocati di fronte al gip Novik e al Procuratore della Repubblica Pizzi, quest'ultimo appare sereno e fiducioso. «Andiamo bene, vediamo confermate le linee della nostra ricostruzione dei fatti. Non mi preoccupano le piccole contraddizioni tra gli accusati perchè non riguardano aspetti di rilevanza penale ma dettagli minori, soprattutto relativi all'organizzazione della setta, ai rituali, alle gerarchi ».

Il legale di Monterosso, Guglielmo Gulotta, che insegna Psicologia giuridica all'Università di Torino, analizza una vicenda che non sembra avere eguali. «Questo caso è oggi uno dei più gravi al mondo, ed è oggetto di studi criminologici; ho fondato un'equipe che dovrà indagarne ogni aspetto. Vi sono vari elementi che si mischiano in modo complesso, la droga, la passione per l'heavy metal, la psicologia del branco, e soprattutto la presenza incombente di Satana. Il Principe delle Tenebre è per la Chiesa cattolica una presenza fisica, reale e personale, non un principio astratto. Si ha la sensazione che come periti anzichè degli psichiatri si dovrebbe ricorrere a padre Amorth (il famoso esorcista, ndr)». E gli aspetti della vicenda, anche al di là dei delitti, sono davvero inquietanti. Volpe ha ricordato l'uso dell'ipnosi durante la trance che gli adepti cercavano di raggiungere evocando i demoni dopo essersi disposti a formare un pentacolo (una stella a cinque punte). In realtà non sembra che questi tentativi di ipnosi riuscissero, ma dato lo stato di alterazione psichica dei membri della setta, determinato dai cocktail di droghe di cui facevano uso, non si può escludere nulla. «Delitti determinati da pura volontà di compiere il male» conclude Gulotta. «Il Male come fine, non come mezzo». La perfetta definizione del satanismo.
Il legale di Maccione, Salvatore Granata, ribadisce che era Nicola Sapone a decidere all'interno della banda. «Si è detto che l'omicidio di Fabio, che si era mostrato "debole" e "non reggeva", fu proposto da Maccione, ma di fatto deciso da Sapone». Il padre di Fabio, Michele Tollis, è ancora più chiaro: «Era Ozzy (Leoni, ndr) il vero leader, Sapone era un perfetto esecutore, un automa. Quello contro mio figlio e Chiara è stato un delitto fine a se stesso di ispirazione satanica, non c'era nessun altro motivo per ucciderli. Per Fabio era tutto un gioco adolescenziale legato all'amore per il metal, gli piaceva suonare. Quando si è accorto che quelli non scherzavano, hanno deciso di assassinarlo». L'avvocatessa di Sapone, Francesca Cramis, difende il suo assistito: «Volpe ce l'ha con Sapone, dice che tutto partiva da lui. Invece secondo Sapone gli ordini partivano da un demone che possedeva Maccione quando cadeva in trance». Pasquale Lepiane, legale di Zampollo e Monterosso, ha ricordato che, a detta di Guerrieri, Maccione sosteneva di essere in contatto con una "Setta X" a Torino (centro di livello mondiale del satanismo, ndr), di cui avrebbe fatto parte un suo cugino, e i cui adepti avrebbe portato "nomi di battaglia" di demoni infernali. Il tutto, però, potrebbe benissimo essere solo una fantasia di Maccione. Del resto, anche Guerrieri si drogava come gli altri, si autosuggestionava, e ha raccontato che per ben due volte cercarono di ucciderlo anche se ciò non risulta affatto (Guerrieri è peraltro affetto da disturbi psichiatrici, ndr). Due elementi di contrato tra la deposizione di Guerrieri e quella di Volpe riguardano lo scavo della buca per Fabio e Chiara, che secondo Guerrieri fu scavata 15-20 giorni prima del delitto, quindi nei primi giorni del 1998, e non la sera prima come detto da Volpe, e l'episodio del primo tentativo di assassinare i due ragazzi con un grosso petardo infilato nel serbatoio dell'auto di lei, che riuscì solo a danneggiare lievemente l'automezzo, da cui i due non sarebbe scesi in preda al panico come dice Volpe, ma in tutta calma. Infine, la posizone di Zampollo,a detta dell'avvocato Lepiane, uscirebbe alleggerita dalle dichiarazioni dei coimputati.



Martedi 12 Ottobre 2004


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