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Satanisti nel varesotto

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2005 16:10
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Da Varesenews:


Busto Arsizio - 30 anni di carcere al primo e 16 al secondo. Assolto Mario Maccione, in quanto non è stata riconosciuta l'associazione per delinquere (nella foto il tribunale di Busto Arsizio)
Processo bestie di Satana: condannati Volpe e Guerrieri

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Trent’anni per Andrea Volpe, sedici per Pietro Guerrieri, assoluzione per Mario Maccione, su cui pesava “solo” l’accusa di associazione a delinquere, giudicata indimostrabile. Si è concluso così, con una sentenza tutta da analizzare, il processo con rito abbreviato a tre componenti delle Bestie di Satana, la setta che ha scosso la Lombardia e l’Italia intera per l’efferatezza dei suoi delitti, compiuti tra il 1998 e il 2004.

«Una sentenza equa, ma che non può certo farmi contento» ha commentato a caldo Silvio Pezzotta, padre di Mariangela e consigliere di Forza Italia nel Consiglio Provinciale varesino. L’assassinio di sua figlia, avvenuto la notte del 24 gennaio 2004 ad opera di Andrea Volpe con la complicità di Elisabetta Ballarin e Nicola Sapone (che finì la ragazza a colpi di badile), condusse all’apertura dell’inchiesta sulle Bestie di Satana che scoperchiò quello che un avvocato difensore definì efficacemente «un verminaio». «Il giudice (il gup Maria Greca Zoncu, ndr) è stato determinato nelle sue decisioni. In effetti i vent’anni richiesti dalla pubblica accusa mi sembravano pochi, anche tenendo conto della collaborazione di Volpe» ha detto Pezzotta. Ai genitori delle altre vittime di questa orribile vicenda – i Tollis, i Marino, ma anche i Bontade e i Ballarin (non parenti di Alberto ed Elisabetta, ndr) – Pezzotta ha espresso tutta la sua solidarietà. «Solo noi sappiamo cosa vuol dire un figlio strappato nel fiore degli anni. Ma anche per i genitori dei condannati mi dispiace molto» ha aggiunto il padre di Mariangela, sempre impeccabile, pacato e dignitoso durante il processo.

Michele Tollis, il padre di Fabio, ucciso la notte del 18 gennaio 1998 con Chiara Marino, ha detto che «questo capitolo non si chiude qui: semmai si è appena aperto, c’è ancora la Corte d’Assise (il 21 giugno, per gli “irriducibili” della setta capitanati da Paolo “Ozzy” Leoni e da Nicola Sapone, ndr)». Secondo Tollis Volpe e Guerrieri si sono «pienamente meritati» la pena loro inflitta dal giudice, «benché Guerrieri abbia mostrato tracce di un sincero pentimento». Per Maccione, «sprezzante come sempre» al momento dell’assoluzione, deciderà il Tribunale dei Minori di Milano, presso il quale il “medium” delle Bestie di Satana è sotto processo per l’assassinio di Fabio e Chiara, compiuto a soli sedici anni. Alla domanda su come abbia potuto mantenersi sempre fermo, lucido e misurato, Tollis ha risposto: «Cinismo, e un pizzico di amara ironia». Ora il padre di Fabio si sta impegnando con le scuole, la Chiesa e le istituzioni a mettere in guardia i ragazzi sui pericoli delle sette, perché nessuno più debba fare la fine di suo figlio.


Gli avvocati degli imputati hanno reagito in modo chiaramente diverso alla sentenza. Decisamente soddisfatto Salvatore Granata, legale di Maccione: la gup Zoncu ha infatti accolto la sua tesi sull’insussistenza delle Bestie di Satana come associazione a delinquere. E’ tuttavia possibile che tale tesi sia stata accolta per infliggere una pena più pesante ad Andrea Volpe. Infatti, caduto il vincolo di continuazione del reato dato dall’associazione a delinquere, la posizione del “pentito” che con le sue rivelazioni ha svelato i delitti della setta – e fatto ritrovare i resti di Chiara e Fabio nel bosco tra Somma Lombardo e Golasecca – è paradossalmente peggiorata. A spiegare il meccanismo è stato il legale di Volpe Fulvio Violo, che ha annunciato ricorso in appello: «Sentenza pesante e severa quella odierna. I due delitti (Tollis-Marino e Pezzotta) sono stati considerati separatamente, con condanne rispettivamente a 20 e 16 anni, poi ridotte a 30 complessivi. In pratica la collaborazione del nostro assistito non è stata riconosciuta».

Il giudice, dunque, ha ritenuto inopportuno premiare già in primo grado la collaborazione di Volpe, inviso alla pubblica opinione nella sua duplice veste di criminale e collaboratore di giustizia. Bisognerà comunque aspettare le motivazioni della sentenza per trarre qualsiasi conclusione. Questa brutta storia ha lasciato un clima teso: all’uscita del tribunale gli imputati sono stati insultati al grido di «Assassini».
La patata bollente passa ora ai giudici d’appello .






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